E se la depressione fosse una spia dell'Alzheimer?

E se la depressione fosse una spia dell'Alzheimer?

Lunedì, 10 Aprile 2017 - 8:51am

Una ricerca italiana spiazza le conoscenze acquisite sulla genesi della malattia di Alzheimer. Secondo uno studio condotto dall’Università Campus Bio-Medico di Roma in collaborazione con i ricercatori dell’Irccs Santa Lucia e del CNR si è scoperto che la morte dell’area del cervello, area tegmentale ventrale, che produce dopamina, un neurotrasmettitore essenziale per alcuni importanti meccanismi di comunicazione tra i neuroni, sarebbe la causa dell’Alzheimer.

 Il responsabile del morbo di Alzheimer, patologia che solo in Italia colpisce circa mezzo milione di persone oltre i 60 anni d’età, non si deve cercare quindi nell'ippocampo,  base di stoccaggio delle informazioni nel nostro cervello, ma nell’area tegmentale ventrale: una porzione del mesencefalo coinvolta nei meccanismi di regolazione del tono dell’umore. Il legame con l’ippocampo, comunque, esiste. Ed è determinato dalla stessa dopamina. Il neurotrasmettitore, sintetizzato nell’area tegmentale ventrale, viaggia infatti verso l’ippocampo. Nel momento in cui la sorgente è danneggiata, il mediatore risulta però insufficiente, se non del tutto assente. Da qui il danno alla memoria, provocato dal deficit che si determina a livello dell’ippocampo. 

L’area tegmentale ventrale non era mai stata approfondita nello studio della malattia di Alzheimer, in quanto molto profonda e dunque difficile da indagare. In questo caso l’analisi morfogica del cervello è servita a determinare l’effetto domino: quando vengono a mancare i neuroni dell’area tegmentale ventrale, il mancato funzionamento dell’ippocampo diventa inevitabile. La conferma è giunta da una successiva prova effettuata in laboratorio. I ricercatori hanno infatti osservato che dopo aver fornito alle cellule nervose di animali un precursore della dopamina (L-Dopa) e un inibitore della sua degradazione il recupero della memoria è avvenuto in tempi piuttosto rapidi. Nel corso dei test, gli scienziati hanno registrato anche il pieno ripristino della facoltà motivazionale e della vitalità. 

 

E se la depressione fosse una spia?

Si tratta di una seconda importante scoperta perché, come spiega uno dei ricercatori coinvolti nello studio, si è verificato che l’area tegmentale ventrale rilascia la dopamina anche nel nucleo accumbens, l’area che controlla la gratificazione e i disturbi dell’umore, garantendone il buon funzionamento. Per cui, con la degenerazione dei neuroni che producono dopamina, aumenta anche il rischio di andare incontro a progressiva perdita di iniziativa, indice di un’alterazione dell’umore che si riscontra nei malati di Alzheimer. I cambiamenti nel tono dell’umore che spesso si registrano assieme agli episodi di perdita di memoria non sarebbero una conseguenza della comparsa dell’Alzheimer, ma potrebbero rappresentare «una sorta di campanello d’allarme, dietro il quale si nasconde l’inizio subdolo della malattia: perdita di memoria e depressione sono due facce della stessa medaglia». 

Le prospettive che questo studio schiude sono molteplici. Il passo successivo sarà la messa a punto di tecniche neuro-radiologiche più efficaci, in grado di accedere ai segreti custoditi nell’area tegmentale ventrale, per scoprirne i meccanismi di funzionamento e degenerazione. Inoltre, poiché anche il Parkinson è causato dalla morte dei neuroni che producono la dopamina, è possibile immaginare che le strategie terapeutiche future per entrambe le malattie potranno concentrarsi su un obiettivo comune: impedire in modo selettivo la morte di questi neuroni». 

Farmacia Levorato Este (PD)

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